IL FATTO QUOTIDIANO – 2 GENNAIO 2015 A CURA DI PAOLO ODELLO
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STRATEGIE OBLIQUE – 26 GENNAIO 2015
Recensione del disco 6:35 AM a cura di Roberto Paviglianiti
“6:35 AM” è il decimo album di Felice Clemente e segna un passaggio importante del suo percorso artistico e di vita, dal momento che il titolo si riferisce all’ora di nascita di sua figlia. Per l’occasione il sassofonista lombardo sceglie di avvalersi della collaborazione di musicisti dallo spessore assoluto come Paolini Dalla Porta al contrabbasso e Massimo Manzi alla batteria, ai quali si unisce Daniele Di Gregorio, vibrafono e marimba, ospite in quattro brani. Riguardo la pubblicazione dell’album, Felice Clemente ne ha spiegato le motivazioni, lo spirito e le intenzioni: «C’è la volontà di cercare di andare oltre, senza adagiarmi su ciò che si è già fatto e sperimentato, “rischiando”, senza dare nulla per scontato, sia nelle composizioni, sia nelle strutture, sia nei ruoli, mantenendo però intatti la missione e il desiderio di toccare le corde più sensibili dell’ascoltatore, attraverso la cantabilità e la liricità delle melodie, supportate dalla varietà timbrica e ritmica». Motivi che si rintracciano già nel brano d’apertura, Enjoy It, un titolo programmatico dove Clemente dà fondo alla sua forza espressiva, attraverso soli comunicativi, lineari, disegnati con l’intento di riflettere in maniera costante un’idea di bellezza. La scaletta conosce momenti di profondo lirismo, vedi To Sara, e situazioni fortemente caratterizzate dalla voglia di proporre immagini, far affiorare sentimenti e sensazioni, come in Mal d’Africa.
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STRUMENTI MUSICALI MAGAZINE – 30 GENNAIO 2015 A CURA DI ROBERTO VALENTINO
Recensione del disco “6:35 AM”
Quanti musicisti italiani suonano jazz? Tanti, troppi. Quanti dischi di jazz si producono in Italia? Tanti, troppi. A quanti festival o rassegne importanti partecipa un jazzista italiano che non sia una delle tre o quattro star di casa nostra? Pochi, molto pochi. Il più delle volte, quando suona, lo fa davanti al pubblico ristretto di uno dei pochi jazz club sopravvissuti lungo la penisola. Non se ne abbia a male Felice Clemente se, parlando di lui , si accenna a tali spinosi argomenti: il suo sembra, peraltro, il caso quasi emblematico di un jazzista (tecnicamente valido) che, con ammirevoli costanza e determinazione, cerca di farsi ascoltare su disco e dal vivo, nonostante le innumerevoli difficoltà legate alla (complicata) professione del musicista di jazz nel nostro paese. Venendo a 6:35 AM (Crocevia di Suoni), si tratta di un CD degno di ascolto, benché non ostenti uno spirito particolarmente spregiudicato o innovativo. Accanto al sassofonista (tenore e soprano) milanese ci sono due “ritmi” di indubbia affidabilità e fantasia quali il contrabbassista Paolino Dalla Porta e il batterista Massimo Manzi. Ospite, in quattro dei nove brani, Daniele Di Gregorio a vibrafono e marimba. Jazz formalmente impeccabile, brioso e accattivante, che prende spunto da temi ariosi e gradevoli, questo di Felice Clemente. Una musica, detto in estrema sintesi, “onesta”, aggettivo che lo stesso sassofonista usa per descriverla.
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JAZZCONVENTION.NET – 31 GENNAIO 2015 A CURA DI FLAVIO CAPRERA
Recensione del disco “6:35 AM” e intervista a Felice Clemente
6:35 AM è il nuovo disco del sassofonista e compositore Felice Clemente. È un lavoro che s’innalza sui precedenti, per la qualità, la completezza, la ricerca melodica e le idee. Probabilmente a oggi è il suo disco migliore, quello che certifica la piena maturità di un musicista che da anni esplora e sperimenta, mettendosi sempre in discussione.
Jazz Convention: Felice Clemente, con il tuo ultimo disco intitolato 6:35 AM, a che punto siamo con la produzione discografica da leader?
Felice Clemente: 6:35 AM rappresenta il mio decimo disco da leader. È una tappa molto importante del mio cammino.
JC: Perché hai chiamato il tuo nuovo disco 6:35 AM?
FC: Il disco celebra la nascita di mia figlia e il titolo è l’orario in cui è venuta al mondo pochi mesi fa. Quest’avvenimento l’ho voluto fortemente tramutare in musica. Questo disco rappresenta, perciò, la volontà di cercare di andare oltre, senza adagiarmi su ciò che si è già fatto e sperimentato.
JC: 6:35 AM è un progetto che ti vede protagonista al sax supportato solo da contrabbasso e batteria. Come nasce tale scelta e perché hai rinunciato al pianoforte che solitamente è presente nei tuoi dischi?
FC: La scelta del trio, con l’aggiunta in alcuni brani di marimba e vibrafono, rappresenta la volontà di cercare sonorità diverse, più libere e flessibili. Tutto ciò è stato possibile grazie alla scelta di musicisti di estrema sensibilità, capacità, virtuosismo e generosità, che hanno creduto profondamente in questa visione della musica e della vita, e con i quali si è creato un gran bel feeling.
JC: E l’aver aggiunto uno strumento percussivo come il vibrafono e le marimba di Daniele Di Gregorio?
FC: Sia la marimba che il vibrafono sono due strumenti che apprezzo e amo molto capaci di darti sonorità molto interessanti e originali e che nella mia musica si sposano molto bene. Daniele Di Gregorio è un musicista davvero interessante, intelligente e di ampie vedute, oltre che un virtuoso dello strumento. La sua partecipazione ha impreziosito il lavoro.
JC: 6:35 AM è un disco costruito sull’improvvisazione: quanto c’è di scritto e quanto d’inventato al momento?
FC: In questo disco c’è davvero tanto, una summa dei nostri percorsi musicali. Ne è venuta fuori una musica che credo fortemente autentica, onesta ed energica, che passa da momenti molto concitati d’improvvisazione collettiva totale ad altri di estrema delicatezza. La parte scritta e organizzata è presente in modo chiaro e inequivocabile, ma ci siamo ricavanti molti momenti in cui la libertà di espressione e d’interazione è l’elemento primario. Abbiamo voluto “rischiare”, senza dare nulla per scontato, sia nelle composizioni, sia nelle strutture e sia nei ruoli, mantenendo però intatti la missione e il desiderio di toccare le corde più sensibili dell’ascoltatore, attraverso la cantabilità e la liricità della melodia, supportate dalla varietà timbrica e ritmica. Una musica di emozioni e stupori, come quelli che fa sbocciare una vita che irrompe nel mondo e, pur nella sua apparente fragilità, lo rivoluziona radicalmente.
JC: Com’è suonare con partner del calibro di Paolino Dalla Porta, Massimo Manzi e Daniele Di Gregorio?
FC: Suonare con questi musicisti è davvero una soddisfazione incredibile, poiché oltre alla sensibilità artistica, umana e un virtuosismo sui rispettivi strumenti davvero più unici che rari, hanno un’intuizione e una capacità di entrare nella musica che gli permette di fare sempre la cosa giusta nel momento giusto in relazione alla direzione che prende la composizione e l’improvvisazione, una dote molto rara. Mi ritengo fortunato e onorato di condividere con loro questo progetto e questo viaggio.
JC: L’attacco di basso/batteria/sax che apre il disco ha una forza e dolcezza dirompente…
FC: Si hai colto perfettamente l’intenzione, ovvero, forza e dolcezza contemporaneamente. Enjoy it, il brano che apre il disco, nonostante ha una costruzione ritmica complessa in 7/4 e la melodica molto articolata, è un invito diretto a godersi la musica senza filtri, ma emozionalmente.
JC: 6:35 AM contiene nove brani, ognuno diverso dagli altri, di cui cinque sono a tuo nome, due scritti da Dalla Porta e uno da Manzi. Poi c’è la cover di The River. Ce li spiegheresti brevemente?
FC: Si, contiene nove brani, cinque sono a mio nome, due scritti da Dalla Porta e uno da Manzi. Ho voluto fortemente che ognuno del trio portasse anche delle proprie composizioni, in quanto è un modo ancor più profondo di condividere la musica, oltre che da interprete. Sono brani, tutti, molto diversi tra di loro, ma legati da un’idea estetica ed emozionale comune, ovvero di arrivare diritto al cuore dell’ascoltatore.
JC: Che voto daresti al tuo 6:35 AM e cosa ti aspetti da questo disco?
FC: Io non do mai voti al mio lavoro o a quello dei miei colleghi, ma da questo disco mi aspetto davvero tanto, in quanto è stato fortemente voluto e desiderato. La sua gestazione sino al momento in cui lo abbiamo visto stampato è durata undici mesi e ci ho messo tutto me stesso. Quindi, spero che siano gli altri a parlarne e dare voti. Inoltre, cosa non da poco è stato inciso come i miei precedenti lavori dal fonico Stefano Amerio nello studio ArteSuono di Cavalicco (UD) una garanzia di qualità e competenza che fa la differenza.
JC: Che cosa è il jazz italiano oggi?
FC: Il jazz italiano è davvero in continua crescita e in fermento. Credo che al giorno d’oggi l’Italia sia uno dei paesi che più al mondo “sforni” artisti e musica originali capaci di trovare un punto di congiunzione tra le varie culture e stili. Purtroppo non siamo supportati dalle Istituzioni a sostegno della creatività e del Made in Italy come invece succede in altri stati.
JC: Il futuro di Felice Clemente?
FC: In continuo movimento. Ovviamente, in primis portare in giro e far conoscere il più possibile questo mio nuovo progetto in trio, ma sto anche già lavorando ad un altro in duo col chitarrista argentino Javier Perez Forte, col quale collaboro da sedici anni e che incideremo il prossimo settembre. Il mio obiettivo è portare avanti i tre progetti che più mi rappresentano e che esistono da diversi anni: in duo con Javier Perez Forte, in quartetto con Massimo Manzi, Massimo Colombo e Giulio Corini e ora in trio con Paolino Dalla Porta e Massimo Manzi, ma con l’attenzione e la voglia di mettermi sempre in discussione con progetti di altri validi musicisti che mi coinvolgono e con cui collaboro, come ad esempio l’Adalberto Ferrari Quintet, il Dario Cellamaro Quintet, la Artchipel Orchestra e tanti altri.
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ROCKERILLA MAGAZINE – FEBBRAIO 2015 A CURA DI ENRICO RAMUNNI
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CLASS MAGAZINE GENNAIO/FEBBRAIO 2015
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LA REPUBBLICA – 10 FEBBRAIO 2015
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Rivista BLOW UP – FEBBRAIO 2015 Recensione A CURA DI P. POGGIO
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ECO DI BERGAMO – 13 FEBBRAIO 2015
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AVVENIRE – 19 FEBBRAIO Recensione del disco 6:35 AM A CURA DI MASSIMO IONDINI
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DISCOCLUB65.IT – 22 MARZO 2015
Recensione del disco 6:35 AM a cura di Guido Festinese
A volte, nel jazz italiano, bisogna andare a caccia di paradossi, per avere belle soddisfazioni. Ad esempio rintracciare dischi avventurosi e riusciti che invece qualcuno collocherebbe nel solco rassicurante del mainstream, dove l’immediata evidenza sembrerebbe rimandare ad un epigonismo schietto, per quanto maturo, mentre l’ascolto ripetuto suggerisce spazi di indagine anche vertiginosi. Felice Clemente, splendido quarantenne del jazz della Penisola, come direbbe Moretti, ha acquisito una tecnica ed un controllo sui suoi strumenti (tenore e soprano, come Coltrane) quasi trascendentale. Guarda a Henderson, a Coltrane, appunto, a Rollins, a Shorter: ma lo fa con una saggezza che gli impedisce la mera citazione. E i profili melodici delle sue composizioni parlano di Mediterraneo, di Italia e Africa, più che di Nord America. Qui lo trovate accanto a due mostri sacri come Massimo Manzi alla batteria e Paolino Dalla Porta al basso: un tappeto volante ritmico in grado di assecondare con sapienza ogni secondo del volo sassofonistico di Clemente.
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MUSIC ZOOM WEB MAGAZINE – 29 MARZO 2015
Recensione del disco 6:35 AM a cura di Vittorio Lo Conte
Il nuovo disco del sassofonista, tenore e soprano, Felice Clemente è un trio energetico, sulla scia inaugurata ormai molto tempo fa, da un Sonny Rollins con le sue ormai storiche incisioni live al Village Vanguard. Il sassofonista milanese è ormai un artista maturo che sa guidare il trio con mano ferma, dal suono personale: si ascolti Canguri urbani per rendersene conto, in cui la ritmica di Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Massimo Manzi alla batteria (molto raffinato il suo modo di interpretare il ruolo del suo strumento) segue con partecipazione il messaggio del leader, un brano intenso che si propone fra i migliori del disco e quasi un biglietto da visita per il trio. Su quattro dei nove brani presentati c’è Daniele Di Gregorio al vibrafono ed alla marimba, piuttosto noto per la sua lunga collaborazione con Giorgio Gaslini, ma anche con Paolo Conte ed altri interpreti di musica leggera italiana. I suoi interventi arricchiscono il disco di nuovi colori e sfumature, si prenda ad esempio To Sara, una ballad in cui il leader è al sax soprano e lui delicatamente in sottofondo tesse un tappeto di note sottili che riempie lo spazio insieme alla ritmica. Quest’ultima va particolarmente sottolineata, registrata perfettamente, si esprime con molta duttilità, gli assoli di Dalla Porta al contrabbasso sono di una bellezza unica. The Wave è introdotto da un suo lungo ed intenso assolo che occupa i primi due minuti del brano, poi il sassofono tenore introduce il tema e parte con un assolo piuttosto elaborato. È molto suggestivo Mal d´Africa, qui De Gregorio utilizza la marimba mentre il leader è al sax soprano, un tema molto bello e solare che rappresenta un omaggio splendido al continente nero. Non poteva mancare una ballad molto sensuale, la bella Secret Love con il suono molto ispirato del sax tenore. È un omaggio ad un amore segreto fatto nel linguaggio di un mainstream jazz che guarda più all’America che all’Europa. Sono note che catturano l’attenzione da parte di un trio d’eccezione. Nel movimentato Minoranze c’è ancora De Gregorio, così come su Triade, un brano dall’aspetto moderno forse ispirato dalle triads del collega americano George Garzone. Stupendo l’ultimo brano, The River, una composizione del pianista Fabio Nuzzolese, piuttosto originale nello svolgimento. Da ascoltare.
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SUONO MAGAZINE – APRILE 2015 Recensione del disco 6:35 AM a cura di Daniele Camerlengo
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ALIAS DE IL MANIFESTO – 4 APRILE 2015 – Recensione del disco 6:35 AM a cura di Guido Festinese
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TGCOM 24 – 29 APRILE 2015
A “Jazz Meeting” Intervista a Felice Clemente a cura di Giancarlo Bastianelli.
“6.35” è il titolo del nuovo lavoro discografico del sassofonista Felice Clemente, realizzato con il trio completato dal batterista Massimo Manzi e dal contrabbassista Paolino Dalla Porta. L’album pubblicato per l’etichetta “Crocevia di Suoni” si distingue per l’equilibrio tra composizione ed improvvisazione. Lo stesso Felice, gradito ospite di “Jazz Meeting”, parla del progetto.
‘6.35’ – spiega il sassofonista -, è l’orario in cui e nata mia figlia lo scorso luglio, questo disco è una dedica speciale per lei; dal momento che considero la sua nascita uno spartiacque non solo per la mia vita, ma anche per la mia carriera”.
Un disco che nasce dalla collaborazione tra te ed altri due grandi musicisti.
Sì, come me ci sono Massimo Manzi e Paolino Dalla Porta. In “6.35” c’è anche una composizione dell’eclettico Fabio Nuzzolese, un pianista che ammiro molto e che ha scritto un brano appositamente per me.
Con voi ospite anche il vibrafonista Daniele Di Gregorio.
Sì, potrei definire Daniele un musicista a 360 gradi, non solo come tecnica ma come mentalità, ha suonato a lungo con Paolo Conte, frequentando il terreno della musica classica ma anche contemporanea, suona sia il vibrafono che la marimba, strumenti che hanno un grande legame con la mia musica, lui suona a mio avviso la cosa giusta nel momento giusto.
Come si è sviluppato “6:35”?
Massimo Manzi è stato il punto di partenza del progetto, con lui collaboro da molti anni, poi volendo costruire una sezione ritmica di alto livello ho voluto anche Paolino, che è anche compositore e firma due brani nel disco, con questi due musicisti è come se avessimo suonato sempre insieme. Nel disco c’è molto del nostro modo di pensare la musica con la massima apertura possibile, c’è musica scritta con temi molto riconoscibili e melodici, ma troviamo anche improvvisazioni senza vincoli armonici che hanno un grande spazio. Felice Clemente sarà protagonista di un concerto al Blue Note di Milano il prossimo 27 maggio.
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MUSICA JAZZ MAGAZINE – NUMERO DI MAGGIO 2015
Intervista a Felice Clemente a cura di Patrizia Landriani.
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LA REPUBBLICA – 27 MAGGIO 2015 a cura di Franco Capitano
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IL CORRIERE di MILANO – 27 MAGGIO 2015
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AMADEUSONLINE.NET – MAGGIO 2015 – Recensione del disco 6:35 AM a cura di Rita Vecchio
Felice Clemente ritorna nel tempio del jazz milanese. Calcherà le scene del Blue Note il prossimo 27 maggio: occasione è la presentazione del suo ultimo lavoro 6:35 AM (per la sua etichetta Crocevia di Suoni / Distribuzione IRD), titolo che è «l’ora di nascita di mia figlia, nata da poco. Abbiamo dato spazio alla creatività e all’inventiva. Il progetto era nell’aria da un po’», dice il sassofonista che si sta facendo apprezzare sempre di più per bravura e talento. «Stavo aspettando occasione per pubblicarlo. Impegnativo, ma allo stesso tempo interessante». Nove tracce con un’apertura armonica costruita in cui l’interplay delle sezioni ritmiche è caratterizzato da dinamicità e virtuosismo. Paolino Dalla Porta al contrabbasso, Massimo Manzi alla batteria, dialogano sapientemente tra di loro, ognuno pur mantenendo la propria unicità. Nel disco anche Daniele Di Gregorio, marimba e vibrafono, special guest che si inserisce nella tradizione del trio pianoless. «Non c’è mai chi accompagna o chi fa il solista, un trio di tre solisti che si ascoltano a vicenda toccando le corde di ognuno». Un concept che segue «una linea che congiunge i brani con coerenza. Ho inserito sonorità diverse come una sorta di summae di miei percorsi musicali. Dalla musica di improvvisazione libera a momenti di delicatezza, con una libertà totale e senza dare nulla per scontato, sia nella struttura che nei ruoli». Da Enjoy it, con cui si apre il disco, su un 7/4 dal tema intricato e molto articolato in cui si coniugano tempi ritmici complessi pur fluidi all’ascolto, si passa a Canguri Urbani, scritta da Paolino dalla Porta (che firma anche la ballad jazz Secrete Love), in cui l’unisono del basso e sax soprano e la presenza della batteria che interagisce vivamente sul tema, danno sfogo a un’improvvisazione estemporanea. Nel disco tracce melodiche come To Sara, un ¾ “nato spontaneamente” dedicato alla figlia. Triade, invece, è la sovrapposizione di tre stili, di un tango con accompagnamento latino e armonie jazz, con cui “si dà suono a tre nature, tre entità che coesistono”. Ritmo latino per Minoranze di Massimo Manzi, dal 4/4 con sentori di blues minori. O armonie che fanno pensare alla poliritmia di The wave o i ritmi accesi di Mal d’Africa. Il disco si chiude con The River scritta da Fabio Nuzzolese.
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IL GIORNALE DI BRESCIA – 29 MAGGIO 2015 – Recensione del disco 6:35 AM
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SOUNDCONTEST.COM – 11 GIUGNO 2015
Recensione del disco 6:35 AM a cura di Stefano Dentice
Apollinea sensibilità espressiva, genuinità comunicativa e iridescenza ritmica rappresentano il tessuto che forma il cuore pulsante di “6:35 AM”, il nuovo capitolo discografico del sassofonista e compositore Felice Clemente. Il brillante jazzista milanese si affida alle mani esperte e sapienti di due musicisti dal valore inestimabile come Paolino Dalla Porta (contrabbasso) e Massimo Manzi (batteria). Inoltre, ospita in quattro brani (To Sara,Mal d’Africa, Minoranze e Triade) l’eclettico vibrafonista e marimbista Daniele Di Gregorio. La tracklist è formata da nove composizioni originali siglate da Clemente, Dalla Porta, Manzi e Nuzzolese. To Sara (Clemente) è un brano che pervade l’anima di soavi sensazioni. L’incedere declamatorio del sassofonista è ispirato, teneramente carezzevole e imperlato da fugaci scorribande cromatiche. Mal d’Africa (Clemente) è una composizione profondamente immersiva ed evocativa, che si apre con una intro onirica di Clemente. Il gioioso playing coloristico di Daniele Di Gregorio mette l’argento vivo addosso. Manzi costruisce un tappeto ritmico velatamente tribale, contagioso e screziato. Il mood languido di Secret Love (Dalla Porta) funge da speciale toccasana per la mente. L’eloquio solistico di Paolino Dalla Porta è trasudante di ardente lirismo e viscerale espressività, sostenuto da un suono possente e da un’elevata padronanza tecnica. “6:35 AM” è un’ora abbondante di sano nutrimento uditivo e spirituale, che non contempla alcuna controindicazione.
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DOWNBEAT MAGAZINE (USA) – GIUGNO 2015
Recensione con 4 stelle del disco 6:35 AM a cura di Jon Garelick
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JAZZCOLOURS MAGAZINE – LUGLIO 2015
Recensione del disco 6:35 AM
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JAZZIT MAGAZINE – NUMERO DI LUGLIO/AGOSTO 2015
Recensione del disco 6:35 AM a cura di Antonino Di Vita.
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LA GAZZETTA DI PARMA – 15 SETTEMBRE 2015
Recensione del disco 6:35 AM a cura di Alessandro Rigolli
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JAZZITALIA.NET – 20 SETTEMBRE 2015
Recensione del disco 6:35 AM a cura di Niccolò Lucarelli
Un album, 6:35 AM, che nasce dall’urgenza viscerale di fissare nel tempo un avvenimento di cruciale importanza nella vita di un uomo, ovvero la nascita di una figlia che, con la sua dirompente portata, dà la sensazione di aver realizzato qualcosa nella vita. Quelle 6:35 di una mattina d’estate che videro la nascita della figlia, divengono adesso il titolo del nuovo album di Felice Clemente, a simboleggiare che, come ci sono nascite biologiche, ci sono anche nascite artistiche.
Il trio è la formazione jazz per eccellenza, quella scarna delle origini, quasi una maschera dell’arcaicità africana che racchiude la verità di una civiltà. Sperimentando in libertà su questa arcaicità – alla stregua di Modigliani e Picasso con l’art nègre all’inizio del Novecento -, Felice Clemente riscopre la sintesi formale, la semplificazione delle armonie, e un’espressività immediata dei suoni, da cui scaturisce un jazz tenebroso e colorato insieme, caratterizzato da una sobria linearità, a tratti spezzata da dinamici cambi di tempo.
Emblematica la traccia d’apertura Enjoy it, un vero e proprio invito a calarsi nelle note e a lasciarsi trascinare dalle possibilità offerte dalle note; c’è il sax di Coltrane, nell’omaggio che gli rende lo stesso Clemente, con apprezzabili virtuosismi che donano dinamicità al fraseggio, che si posa con levità sulla base ritmica del contrabbasso e della batteria, con quest’ultima che passa dalla cadenzate percussioni a scatenati rullanti e tom tom.
Il cuore dell’album è probabilmente nella sequenza Mal d’Africa, Secret Love, Minoranze. Il primo brano è aperto da un grave, intenso e prolungato a solo di sax che evoca l’alba nella savana, quel sole che dona la vita (il cui concetto è alla base dell’album). La marimba di Di Gregorio, che dopo un’introduzione dialoga con il sax, aggiunge al brano un colorato sapore caraibico, che si sposa piacevolmente con il minimalismo del sax, ligio alla lezione di Coltrane.
Secret love incentrato su un fraseggio di sax della vecchia scuola newyorkese, lento e suadente come un lungo abbraccio al chiaro di luna sull’Hudson. Ad aumentare il tenore introspettivo del brano, l’a solo centrale di contrabbasso, che a tratti scivola in atmosfere blueseggianti, prima di lasciare la scena di nuovo al sax di Clemente. Sorprendente l’intro tribale della batteria di Minoranze, con il sax che, sulla scorta diMal d’Africa, si spende in lunghi fraseggi e virtuosismi che evocano i grandi spazi della savana, e Di Gregorio si profonde in un sontuoso passaggio di vibrafono che scalda viepiù il brano.
È jazz contemporaneo? Forse. O forse si tratta di un jazz che non ha epoca perché è sempre esistito, una sorta di archè dell’animo umano, fatto di quelle emozioni anche “primitive” dalle quali scaturisce il senso della vita stessa.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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ALLABOUTJAZZ.COM – 27 FEBBRAIO 2016
Recensione del disco 6:35 AM a curi di Neri Pollastri
Bel trio pianoless questo a nome di Felice Clemente, quarantunenne sassofonista tenore e soprano che -al suo decimo disco, dedicato alla figlia e il cui titolo è l’ora della sua nascita -ha ormai raggiunto la propria maturità.
Clemente si avvale di due partner di sicuro affidamento quali sono Paolino Dalla Porta e Massimo Manzi, i quali firmano anche dei brani (rispettivamente due e uno), ma soprattutto coadiuvano splendidamente il leader: il primo, oltre che ritmicamente, esprimendosi ripetutamente e sontuosamente in assolo (tra i tanti passaggi, si ascolti l’introduzione di “The Wave” e la prima parte di “The River,” ove è anche all’archetto); il secondo, variando continuamente le modalità ritmiche e dondando in tal modo grande respiro al tessuto narrativo.
Dal canto suo Clemente alterna il tenore, con il quale ha ora un fraseggio assai agile (“Enjoy It), ora un suono corposo ed espressivo (“Secret Love”), e il soprano, strumento con cui esprime una voce tra le più interessanti del panorama nostrano.
La cifra del trio è quella di un eclettico jazz moderno, sempre caratterizzato da discorso narrativo venato di lirismo, ma anche molto aperto e pronto a svilupparsi in territori meno strutturati, più espressivamente liberi, nonché sempre dinamicamente molto sostenuto. Siamo in altre parole di fronte a una buona mediazione tra la tradizione musicale nostrana, mai dimentica di aspetti melodici, e la ricerca improvvisativa che deve giustamente permeare il jazz -una mediazione della quale, peraltro, proprio Dalla Porta è da sempre un eccellente rappresentante.
In quattro tracce la formazione si allarga poi a quartetto con l’ingresso di Daniele Di Gregorio al vibrafono e alla marimba, con effetti apprezzabili particolarmente nella mutevole “Mal d’Africa,” come da titolo venata di suggestioni esotiche ma anche aperta da una lunga introduzione per solo soprano, e in “Minoranze,” di Manzi, dinamicissimo brano dove tutti hanno spazio per mettersi in luce, a cominciare da Clementi, estremamente agile al soprano.
Tra le composizioni, tutte apprezzabili, spiccano anche la quieta ed elaborata “To Sara” e “The River,” splendida meditazione conclusiva di un lavoro per il resto più solare, ma complessivamente eccellente.