CADENCE MAGAZINE/USA- JAN-FEB-MAR 2010 – BILL DONALDSON
FELICE CLEMENTE QUINTET – “BLUE OF MINE” – Crocevia di Suoni Records.
Classically trained until he discovered Jazz at the Academy of music of Milan, Felice Clemente expanded his musical horizons, so to speak, by retaining his earlier influences while remaining open to new forms of expression. His quintet, now in its eleventh year, performs nine compositions of the horizon, the joining of two separate entities, particularly when he vacationed in Calabria. From that explanation, one might expect New Age self-absorption, but such is not the case. Now on his ninth album, Clemente once again performs with effortless, engaging assurance that is equally effective on both soprano and tenor saxophone. Whit right-on intonation and an empathetic group now used to Clement’s impulses, the quintet varies its style ever so slightly, from straight ahead Jazz to classical to tango to samba, without sacrificing its beauty of sound. In several ways, Blue of Mine is reminiscent of the Branford Marsalis Quartet’s deserving-of-more-attention album, Eternal, with its unhurried development of song mostly involving the saxophone’s long tones and swelling dynamics, brightened by coruscating accompaniment. For instance, Clement’s introduction to “Chuku” hints at Marsalis’ “Gloomy Sunday” with its richness and dramatic emotional content. However, Clemente takes the feeling a step further when it quickly moves into a swaying six-eight theme, first it attains brightness and energetic force, assisted particularly by Massimo Manzi’s rumbling drum work. The calming, natural effect of “The Second Time”, with Clemente’s sinuous fluidity on soprano sax, draws attention away from the fact that it’s played in five four. For straight-ahead Jazz work that demonstrates the quintet’s sheer joy of performing and its improvisational chops, “For Clifford” allows for expansion of feeling over several choruses with an infectious groove. To complete Clemente’s range of influences, purportedly related as well to reaching for horizon, he performs clarinet on “Divertimento N. 1” with two saxophonist, Tino Tracanna and Antonello Monni, and no rhythm section, thought it was performed outside of Italy, but his immersion in Jazz and facility with his instrument await discovery by a larger audience despite the disarming ease of his technique.
°°° °°°
JAZZCONVENTION.NET – FEBBRAIO 2010 – LUCA CALABRINI
Felice Clemente Quintet – Blue Of Mine Crocevia di Suoni Records – CDS002 – 2009
Felice Clemente: sax tenore, soprano e clarinetto Bebo Ferra: chitarre Massimo Colombo: piano Giulio Corini: contrabbasso Massimo Manzi: batteria Tino Tracanna: sax soprano Antonello Monni: sax tenore.
Per il sesto album a proprio nome di Felice Clemente ha scelto un colore come filo conduttore, il blue, tonalità particolarmente cara a molti jazzisti. Come infatti lo stesso sassofonista racconta nelle note di copertina, l’idea di questo disco è nata in una spiaggia della Calabria osservando l’orizzonte, quel magico punto di congiunzione tra cielo e mare verso l’infinito. In Blue Of Mine, uscito nel 2009 per la Crocevia Di Suoni Records, Clemente sceglie un quintetto formato da musicisti che conosce bene e con cui collabora da diversi anni, con la chitarra di Bebo Ferra in primo piano e una ritmica di sostanza formata dal piano di Colombo, il contrabbasso di Corini e la batteria di Massimo Manzi. Sei dei nove brani racchiusi nel disco sono a firma del leader, due di Colombo e uno di Tino Tracanna, qui ospite insieme all’altro sassofonista Antonello Monni nel brano che chiude l’album. Le atmosfere dal sapore mediterraneo sono pacate, estremamente eleganti e raffinate, ed è la musica d’insieme del quintetto ad arricchire le composizioni e far la differenza: il suono brillante di Clemente, che qui al tenore alterna il soprano e il clarinetto, è perfettamente supportato con gusto dai colori delle corde di Ferra e i tasti di Colombo in un contesto in cui le forzature vengono messe da parte a vantaggio di una ricerca verso suoni curati in un viaggio che racchiude e rappresenta bene le influenze che hanno formato il percorso del sassofonista in cui si possono cogliere elementi di bossa in All Too Soon, rimandi latini, africani in Chuku e in chiusura anche toni cameristici nel brano conclusivo di Colombo Divertimento N.1.
Un album che si lascia apprezzare per la sua freschezza e semplicità, impreziosito dalla sensibilità e dalla qualità di tutti i suoi interpreti particolarmente ispirati.
°°° °°°
MUSICBOOM – COSIMO PARISI – (DICEMBRE 2010)
Il pianista Massimo Colombo e Felice Clemente al sax soprano hanno fatto le cose proprio in grande: nuove composizioni e arrangiamenti, uno sguardo a 360 gradi sul mondo del jazz contemporaneo ed una registrazione audiofila, cosa non proprio scontata nel mondo delle piccole case discografiche indipendenti. La musica del duo è di una cristallina purezza. I 9 notturni sono ispirati all’opera di Frederic Chopin, pensando a melodie cantabili ed al grande Bill Evans. A seguire le “Immagini Op. 480″, eseguite in piano solo. In questa seconda parte c’è l’omaggio al jazz moderno, al blues, a Pat (Metheny) e Lyle (May), a McCoy Tyner, al Brasile, al genere etnico. Colombo di esprime per composizioni brevi, preferendo lasciare da parte le architetture complesse. Felice Clemente, ben colto in sala di registrazione, si esprime con un suono molto lirico, che emoziona subito. La magia della comunicazione fra i due è presente, tirata fuori a iosa dal pentagramma, così come la bellezza dei tanti momenti, ben 15 composizioni, in piano solo. Da non dimenticare l’apporto del tecnico del suono, che ha colto nel modo migliore l´avventura dei due in studio di registrazione.
°°° °°°
JAZZITALIA – FRANCESCO MARTINELLI – (DICEMBRE 2010)
Pensate alla differenza tra la cucina arzigogolata e indigeribile di certi ristoranti alla moda, e alla forza di certi piatti semplici che si basano sulla qualità degli ingredienti: è questo che ci propone Massimo Colombo, un pasto musicale nutriente e sano, in cui i sapori diversi si valorizzano a vicenda. Un pianoforte, un soprano e 27 brevi brani, nella tradizione degli studi per pianoforte o dei fogli d’album ottocenteschi, pensati forse per la pratica musicale ma capaci proprio come le analoghe raccolte di Chopin o Schumann di acquisire vita artistica propria per la qualità musicale del materiale. Al centro del Cd sta il “Duo Fantasia” di circa 6 minuti, ma tutti gli altri brani – raccolti in due cicli rispettivamente di 9 e 17 pezzi – sono in genere assai più brevi, certi anche sotto il minuto. Noto per la sua attività compositiva – i suoi brani sono stati incisi da alcuni dei maggiori jazzisti italiani, oltre che dai gruppi guidati dallo stesso Colombo – il pianista milanese raggiunge in questo Cd una sintesi unica tra qualità del materiale musicale, inventiva melodica e semplicità dell’esposizione. Utili per gli studenti, i brani sono utilissimi per l’ascoltatore: infatti al di là del piacere che dà all’ascolto musica così ben pensata e interconnessa essi dimostrano in modo cristallino l’artificiosità delle divisioni in generi. Musica brasiliana, jazz-rock, blues, musica da camera e barocco europeo, musiche etniche e jazz, su tutti questi paesaggi si affaccia con leggerezza l’immaginazione di Colombo, brillantemente assistito al sax soprano da Felice Clemente; in modo leggero ma nel senso di non ponderoso, non in quello di superficiale, perché la semplicità e un tratto di ironia trasmettono anche un grande rispetto per la tradizione musicale propria e quella degli altri, alla maniera dei compositori del Novecento che non hanno saccheggiato il patrimonio popolare ma l’hanno documentato ed esaltato, come Villa-Lobos e Bartok. Il punto di riferimento qui è certamente infatti la musica classica europea, evocata nell’uso del tempo e nella scelta delle dinamiche e dei timbri; e tuttavia niente è più jazzistico di certi passaggi improvvisati e di certe sospensioni swing nel ritmo, presenti soprattutto nel “Duo Fantasia” centrale ma che affiorano costantemente lungo tutto il corso del disco.Se avete un amico appassionato di musica classica che dice di “non capire” il jazz, fategli sentire questo disco, metterà in discussione le sue certezze!